La storia dei cavalieri prima che divenissero cavalieri, ...in realtà era destino...

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view post Posted on 17/9/2009, 00:06     +1   -1

Belin quanti messaggi! Ma la mia mamma riceveva molti più SMS ogni giorno per collaudare i materassi!!!

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Ho scritto la prima di una serie, spero, di storie della buona notte, basate sulla storia di Don e Merry, con le opportune correzioni, che ovviamente verranno puntualmente smentite :P
Spero vi piaccia e vi faccia addormentare...

I Cavalieri dello Zodiaco: le origini

Capitolo primo: Mur dell’Ariete, detto il Grande Mur (e di conseguenza Kiki, detto Enuorme Kiki)

Mur nacque in un paesino sperduto nella campagna barbaricina, all’incirca meno quasi nello stesso anno in cui sorse la stella Sirio (che non ha nulla a che fare con il più gran pippone della storia). Che sorge ogni anno nello stesso periodo. Che non c’entra niente con il segno dell’Ariete, ma lui era predestinato a diventare cavaliere dell’Ariete e così è stato, ok?
Dicevamo...di umili natali, Mur crebbe in aperta campagna a stretto contatto con pecore e montoni, con suo nonno Sion e con il suo gemello Kiki.
Kiki, pur essendo nato 10 anni dopo il gemello ed essendo effettivamente del segno dell’ariete, non diverrà mai cavaliere d’oro al posto del fratello ed è comunque suo gemello, perché così era destino, ok?
Mentre Mur si dedica con passione all’attività di famiglia, ovvero fare il falegname e allevare pecore, il gemello Kiki, ancora nella culla, già insidiava la sua balia, una brava donna di un villaggio vicino. I genitori di Mur sono entrambi morti prematuramente, la madre di parto, visto che il figlio è nato con l’armatura d’oro completa già indosso, e il padre di spavento dopo aver visto che il figlio aveva le corna come un ariete, che, a causa del sangue e della placenta, non si distingueva dall’armatura. Se la madre di Mur è morta di parto dopo averlo partorito e Kiki è nato dieci anni dopo, come cazzo fa Kiki ad essere gemello di Mur? Destino, semplice. Le vie del signore sono infinite, ci dicono, ma noi sappiamo che quel determinato signore finisce sempre nel letto della mamma di qualcuno e sforna fratelli anche a distanza di cent’anni l’uno dall’altro e anche con donne diverse. No, il signore non è Dio, è il vostro vicino di casa. Capito tutto adesso? Ok.
Mur quindi pascolava le pecure, come tutti sappiamo, ma come si spiega che sia la falegnameria l’attività di famiglia anziché quella di fabbro?
Semplice, perché prima hanno iniziato con le seghe e dopo sono finiti con i magli, semplice no?
No? Va bene, ricapitoliamo.
Mur è nato in un periodo in cui la stella Sirio sorgeva durante il mese dell’Ariete, quindi, anche se oggi Sirio non sorge durante il mese dell’Ariete, allora sorgeva in quel periodo. Allora quanti anni ha Mur? E io cazzo ne so, sono mica un’astronoma!
Kiki è nato dieci anni dopo il gemello, come fa allora ad essere il gemello? Semplice: la madre di Mur aveva donato l’ovulo fecondato ad una sua amica che non poteva avere figli e, per uno strano caso del destino, quello stesso ovulo era stato fecondato esattamente nello stesso istante in cui veniva fecondato quello di Mur. Quindi Mur e Kiki sono gemelli eterozigoti, di sesso diverso (infatti quello di Kiki è molto più grande), nati uno in diretta e l’altro in differita. Ora è chiaro? Sul perché della madre diversa l’abbiamo già spiegato.
Seconda questione: se Mur inizia l’attività di famiglia, ovvero la falegnameria, allora anche Sion doveva essere un falegname. Cosa c’entra un falegname con la costruzione delle armature dei cavalieri? Semplice, perché siccome Mur era un asino in falegnameria, fu talmente tanto il legno tagliato per fargli inutilmente imparare l’arte che non rimasero più alberi. A quel tempo infatti la Sardegna era una terra calda e assolata piena solo di erba per le pecure. Quindi, una volta esaurito il legname, Sion si vide costretto a darsi ai metalli. Ma metalli non ce n’erano a quel tempo, c’era solo carbone importato dalle miniere del Sulcis Iglesiente, che non serviva proprio a niente in una terra assolata e costantemente calda. Successe allora che arrivò il genio di turno e, facendo lo stesso errore di Cristoforo Colombo che credette di essere arrivato nelle Indie, disse: “Sono arrivato in Sudafrica! Qui c’è’ l’oro!” e cominciò a scavare enormi voragini per estrarre poche pagliuzze dorate che non servivano per entrare nel mercato ma che erano sufficienti per costruire 12 armature placcate d’oro. Al posto della voragine, per ringraziamento verso la popolazione che l’aveva accolto, il genio dell’oro lasciò una quantità impressionante di cianuro dicendo: “ecco, oro io non ne ho trovato, ma magari voi sarete più fortunati, così vi lascio il cianuro per ricavare l’oro dalla roccia”. Ancora oggi la popolazione sarda ringrazia la madre del genio, ritenendola progenitrice della maggior parte degli illegittimi della regione, se non del mondo.
Ma se è stato Sion a costruire le armature d’oro, cosa ci faceva Mur con l’armatura già indosso dalla nascita? Semplice. E’ stata la sua armatura a dare il via all’idea del vecchio di costruirne altre simili, e infatti riprese l’idea delle corna in ben altre 3 armature: quella di Toro, quella di Capricorn e quella di Scorpio, che non essendo un cornuto vero e proprio, porta le corna sulle spalle, per solidarietà con i due sopracitati. Infatti Scorpio non è mai stato cornificato, non essendo mai andato con Natasha. Era predestinato, d’altronde...ma lo vedremo in seguito, in un’altra storia.
Ma se le armature costruite sono 12, più quella di Mur, in totale sono tredici...di chi è la tredicesima armatura? Abbiamo detto che le armature d’oro in realtà sono solo placcate di tale materiale, in realtà sono fatte di kevlar indurito e placcato con il prezioso metallo. La tredicesima armatura in realtà uscì così piccola che nessuno ci entrava dentro, e l’unico che ci sarebbe entrato comodamente stava sulle palle a nonno Sion, ma questa è un’altra storia.
In breve, la tredicesima armatura venne fusa e se ne fecero altre sette ricoperte con scaglie d’oro, messe con tale abilità che, pur essendo 10 per armatura, davano l’impressione che le armature stesse fossero fatte d’oro, ma erano di colore più rosso poiché la lega d’oro conteneva molto rame.
Non vi siete ancora addormentati? E io allora che cazzo ve la sto scrivendo a fare la fiaba della buona notte???
Vabbè, andando avanti...
Mur, dopo dieci anni di apprendistato alle dipendenze del dispotico nonno, iniziò a crescere sul serio. Anche Kiki cominciò a crescere, ma da appena nato, e solo in una parte del corpo. Mentre Mur pascolava le pecure e guardava il nonno costruire armature (voi non lo sapete, ma per costruire tutte e 11 le armature d’oro più quelle a scaglie ci mise tutta la vita), senza mai imparare come fare, Kiki iniziava ad avere i suoi primi rapporti sessuali, Il primo fu con una bambola di pezza regalatale da una vicina che, essendo fatta di palline di stoffa, si prestava a diverse posizioni una più originale dell’altra. Mur invece non aveva mai visto una donna in vita sua anche perché tutte quelle che passavano per di là, lo facevano quando lui era via a pascolare le pecure e comunque andavano direttamente da Kiki che, alla tenera età di 2 anni, già le soddisfava più dei loro rispettivi mariti.
La storia qui subisce un balzo in avanti perché è tutta uguale: Mur pascola le pecure e Kiki tromba. Stanco di questo andazzo, Mur decide di partire per la Grecia ad allenarsi, con grande dispiacere del nonno, che ora non aveva nessuno a cui affidare le pecure.
Una volta giunto in Grecia, Mur trova la spiacevole sorpresa nella sua valigia: il gemello diverso Kiki, che lo ha seguito per cambiare aria e donne...anche perché le donne sarde, una volta trovato marito, smettono di lavarsi, con le immaginabili conseguenze.
Con grande dispiacere, Mur si trova costretto così a convivere con il fratello, ma ha una cosa che il gemello non potrà mai avere: l’armatura dell’Ariete. Questa armatura è miracolosamente cresciuta insieme a Mur, o forse si è solo allargata con il costante uso. Infatti Mur la usava sempre per difendersi dall’attacco dei montoni nella stagione degli amori. Inoltre, la usava anche per impressionare le pecure, che già da piccolo Mur aveva imparato ad apprezzare come compagne di giaciglio.
Mur inizia gli allenamenti e, nel frattempo, tutti gli abitanti di quel luogo della Grecia iniziano ad incazzarsi perché le donne se le becca tutte Kiki, lasciando a secco gli altri.
Dopo anni e anni di estenuanti allenamenti, ci sono le nomine dei cavalieri che oggi noi conosciamo come cavalieri d’oro. Ma al tempo erano semplici cavalieri senza armatura, infatti l’unico ad averne una era Mur, il che faceva rosicare tutti gli altri. Quindi a Mur, più equipaggiato, venne assegnata una casa ai piedi di una montagnola. Agli altri, in ordine di tirata di dadi, vennero assegnati gli altri alloggi, che allora si trovavano nel bel mezzo del nulla.
Fu allora che arrivò Natasha, appena diciottenne, e fece perdere la verginità e il sonno a tutti i cavalieri, tranne Scorpio per ovvie ragioni che la storia riporta. Fu allora che Mur conobbe la sua prima e unica donna, ma l’incontro fu un disastro perché il cavaliere, abituato ad aggrapparsi alla lana delle pecure, tirò tanti di quei pizzicotti a Natasha che questa si incacchiò e lo lasciò ancora insoddisfatto. Peccato, perché il cavaliere dell’Ariete era diventato un vero esperto di pecorine e sarebbe senz’altro diventato il favorito della buona donna se non avesse subito la concorrenza spietata di Kiki, che era il vero favorito di Natasha nonché di tutte le donne di Grecia.
Fu così che un bel giorno nacque l’Athena Corporation e Mur e gli altri cavalieri furono assunti per fare da guardia del corpo a una bambina che non era ancora nata. Mur, l’unico assegnatario di un alloggio decente, rimase così alla prima casa, mentre gli altri 11 cavalieri si spartirono le restanti con la modalità sopra descritta mascherata da scelta consapevole.
La storia di Mur da qui al presente è nota, ma cerchiamo di sbrogliare un po’ la matassa. Sappiamo che Sion ha costruito le armature d’oro molto prima della nascita dell’Athena Corporation, allora perché gli sono state ordinate da Libra e successivamente consegnate dopo molto tempo di attesa?
Semplice: se Sion avesse venduto le sue armature già pronte, avrebbe guadagnato molto meno, invece, tirando la corda, ha ottenuto un prezzo più alto.
Secondo, sappiamo che Mur è stato assunto all’Athena Corporation perché aveva promesso ad Arles di ottenere un buon prezzo per le armature. Ovviamente anche questa è una macchinazione per ottenere un prezzo migliore per le armature, nonostante lo sconto (in realtà inesistente).
Terzo, come ha fatto Mur a fare le armature di bronzo se era una chiavica come fabbro? Semplice...ce lo racconta la storia vera...le ha fatte alla cazzo di cane e una l’ha scroccata al nonno, che l’aveva fatta in un pomeriggio di scazzo...
E così finisce la storia di Mur, ci vediamo a presto per le prossime puntate. E se ancora non avete sonno...prendete un sonnifero, cazzo!



 
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view post Posted on 17/9/2009, 09:23     +1   -1
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Mi Consenta! Lei avrà fatto 10000 post ma io mi sono fatto! LA MAMMA DI CRYSTAL! CRIBBIO

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AHAHAHAAHA Stupendo racconto Danwlight , bravissima !

Nella prossima conosceremo come è nata la più grade Love Story della storia ? Toro x Bianchina
 
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view post Posted on 17/9/2009, 14:27     +1   -1

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Ieri sera mi sembrava carina...a leggerla oggi mi fa cagare...come la posso cancellare???
 
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EvilDevil the Shadow
view post Posted on 24/9/2009, 15:04     +1   -1




Ahahahahah!! è molto bella, non cancellarla! Complimenti davvero!! ^_^ "le ha fatte alla cazzo di cane e una l’ha scroccata al nonno, che l’aveva fatta in un pomeriggio di scazzo..." ahahah!!
 
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Sunight
view post Posted on 28/12/2009, 14:25     +1   -1




NON CI PROVARE A CANCELLARLA!!
è fortissima!!!!
Arriverà anche il turno dei bronzini, vero?
 
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view post Posted on 28/12/2009, 14:47     +1   -1

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Suni, perchè me l'hai riportata alla memoria??? :D
A dire il vero non saprei se e quando arriverà il turno dei bronzini...non ho manco fatto il secondo goldone...ehm goldino...goldozzo...quello che è!

 
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view post Posted on 28/12/2009, 15:57     +1   -1

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Solo per Sunight...


I Cavalieri dello Zodiaco: le origini


Capitolo secondo: Toro della vacca (capirete perché...)

Toro nacque in uno sperduto paesino dell’Africa settentrionale, da un bovino e un essere umano. Allora è il Minotauro, direte voi...non esattamente, infatti il Minotauro nacque dal rapporto tra la madre e un toro, mentre Toro nacque dal rapporto del padre con una vacca (l’animale, non Natasha), che, dopo l’elefante, era l’animale terrestre più “capiente” allora esistente a quel tempo a.N. (avanti Natasha). Vi starete chiedendo chi fosse quell’uomo...magari John Holmes o Rocco Siffredi...deppiù...non ci arrivate eh? Era Valerio M, noto per il suo “merolone”, e dall’incarnato olivastro, tipico anche del figlio e del padre, MaiToroGay.
In onore del padre, Valerio chiamò il figlio Toro, che purtroppo non poté fregiarsi del prefisso e del suffisso “mai” e “gay”, in quanto era un bambino estremamente democratico e non faceva differenza tra il culo di una donna, il culo di un uomo o il culo di una pecora. Ma questo successe molto tempo dopo.
A quei tempi, circa il 2 a.N., l’Africa settentrionale era una zona arida, desertica e con pochi animali (eh, perché adesso...). La vacca madre di Toro infatti era stata regalata al padre da un marinaio che passava di lì, come ricompensa per non aver abusato del suo equipaggio. Toro, all’incirca nell’8 d.N. (dopo Natasha), alla tenera età di 10 anni, già doveva andare in giro con la dotazione della madre, solo che al posto delle enormi mammelle aveva due enormi palle, con la coda in mezzo. Il padre, preoccupato per la cosa, decise di trasferirsi in Sardegna, dove già il nonno MaiToroGay era emigrato, dove pare abbondassero femmine “morbide e candide”, come le descriveva MaiToroGay nelle sue brevi lettere.
Così Toro, all’età di 11 anni, si trasferì in uno sperduto paesino della Barbagia, vicino a quello del Grande Mur.
Il bambino comprese subito che le femmine morbide e candide non erano le donne, che a quel tempo erano piene di peli e nere di sporco, perché l’acqua scarseggiava, bensì le pecore, di cui MaiToroGay abusava in continuazione. Il bambino venne così iniziato alla zoofilia, cominciando finalmente a camminare normale, e senza scarpe ortopediche! Infatti le sue enormi palle diminuirono con il passare del tempo e delle pecore che irretiva.
Ben avviato, il bambino stava per ricevere il prefisso e il suffisso onorifico quando, un giorno, giunsero nel villaggio una biondina poco più piccola di Toro, con l’incarnato bianchissimo tipico delle siberiane e un uomo, con l’incarnato della bambina e con i capelli sparati e bianchi, che indossava un’armatura dai riflessi cristallini. Questi era il famoso Maestro dei Ghiacci, che presto ritroveremo in compagnia di un altro cavaliere.
Toro ebbe un colpo di fulmine e una notte scura e senza luna, approfittò per abusare dell’oggetto del suo desiderio: il Maestro dei Ghiacci. L’uomo non lo ammetterà mai, nemmeno sotto tortura, ma fu lui il primo essere umano con cui Toro iniziò la sua scalata al successo. La biondina infatti non interessava ancora al nostro futuro cavaliere, che si accorgerà della sua avvenenza solo una volta giunto ad Atene, e solo d’inverno.
Il bambino crebbe sano (detto di uno zoofilo è un po’ un azzardo ma...diciamo in buona salute), forte e coraggioso. Non esitava infatti ad affrontare i montoni in amore quando doveva conquistare una pecora, a differenza del poco lontano Mur che per farlo usava l’armatura.
All’incirca nel 18 d.N., un brutto giorno il padre di Toro, Valerio M., cercando di fare l’elicottero con il merolone sotto la doccia, colpì per sbaglio la presa che si trovava a circa un metro da lui, morendo fulminato.
Da quel giorno il ragazzo venne affidato al nonno che, non riuscendo più a respingere i violenti attacchi di Dolly, la sua pecora favorita, mandò il nipote in Grecia ad imparare delle tecniche di combattimento che gli permettessero di avvicinarsi nuovamente a Dolly. Ha voglia Sion a dire che la tecnica gliel’ha insegnata lui per non farlo crepare, ma in realtà fu lo stesso Toro che, una volta tornato dalla Grecia per le vacanze, la insegnò al nonno.
In Grecia, quello stesso anno, Toro cominciò ad allenarsi con gli altri cavalieri, ma il suo migliore amico era Mur che, nostalgico della sua terra, aveva portato un gregge di pecore per sentirsi meno solo. Toro ovviamente teneva più alle pecore che a Mur, ma la cosa non disturbava troppo il cavaliere dell’Ariete, visto che era da poco arrivata Natasha e tutti i suoi sforzi erano destinati alla conquista della donna. Quell’inverno, però, il giorno prima del turno di Mur, Toro giacque con Natasha che, nonostante fosse promettente, rimase...come dire...”colpita” dall’enorme potenza del Toro. Così il giorno dopo, si rifiutò di concedere il turno a Mur. Mur se ne risentì e, incolpando di ciò l’amico, iniziò con lui una guerra fratricida in cui finirono le pecore, che Mur cercava di proteggere e che Toro cercava di farsi.
Il resto, come sapete, è storia...

 
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Sunight
view post Posted on 28/12/2009, 16:32     +1   -1




Ma grazie Dulì ^^
Ehe... povero Toro... non è colpa sua se è venuto su zoofilo
 
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katarn62
view post Posted on 28/12/2009, 19:14     +1   -1




:P deng
 
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view post Posted on 31/5/2010, 17:13     +1   -1

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Il capitolo terzo l'ho lasciato in sospeso in attesa dell'evoluzione della storia di Don e Merry...

I Cavalieri dello Zodiaco: le origini



Capitolo quarto: una vita da leccaculo. Vita, morte e miracoli di fra Cancer da Mazara del Vallo (Sirio non lo sa, ma se fosse nato effettivamente 5 metri più a sud si chiamerebbe Abdul da Cape Bon, Tunisia)


Cancer del Cancro, come da titolo, nacque a Mazara del Vallo, ridente città della Sicilia, all’incirca nel 3 d.V. (dopo Virgo, al giorno della cui nascita si fa risalire l’anno 0 della mafia...che viene resettato alla nascita di ogni nuovo padrino, due palle...). Cancer nacque in una modesta famiglia di picciotti il cui incarico era quello di falsificare e ricamare, arti che imparerà entrambe alla perfezione. Infatti, mente il padre falsificava banconote, documenti, firme e sigilli, la madre ricamava il pizzo...solo che il piccolo Cancer ancora non aveva capito cosa significasse il “pizzo” e così si mise a ricamare per davvero, divenendo molto abile e con questo la vergogna della famigghia.
L’infanzia di Cancer non fu molto felice perché era un bambino troppo buono, talmente buono che i suoi coetanei cercavano sempre di arrostirlo tra un conflitto a fuoco con la polizia e uno scontro fra clan. Gli dicevano “dai Cancer, vai a metter pace!” e lui, ingenuo, si metteva proprio in mezzo alle linee di tiro, a mo di manichino della scientifica, in modo che si capisse perfettamente l’angolazione degli spari. Per miracolo però ne usciva sempre illeso, forse perché era troppo basso e gli sparatori miravano sempre alla testa dell’avversario. Così crebbe, tra un conflitto a fuoco e l’altro. Un giorno vide passare per strada un bambino biondo, con gli occhi chiusi, una macchia rossa in mezzo alla fronte che fluttuava per aria. Il piccolo Cancer pensò “mio Dio!” e il bambino biondo gli rispose, mentalmente “No, sono Virgo Catena, ma se ti va puoi chiamarmi Dio, tanto sono io il migghiore e sfido chiunque a dimostrare il contrario”. Il piccolo Virgo, poco più grande di Cancer, ancora non sapeva dell’esistenza della famiglia Sacerdote...beato lui, per adesso.
Il piccolo Cancer, convinto di aver avuto una visione, corse a farsi frate, ma al monastero gli dissero che era troppo piccolo e che aveva bisogno del permesso dei genitori. I genitori, al contrario di quanto si possa credere, non erano affatto contenti di mandare il figlio in monastero, perché bisognava fare una donazione consistente affinché i buoni frati lo mantenessero. Nonostante tutto, dopo molte resistenze e qualche attentato da parte del priore dei frati, i genitori di Cancer si decisero a mandarlo in monastero con una donazione che estorsero alle carmelitane scalze, che essendo suore di clausura non potevano andare dai frati a reclamare. Cancer venne così consacrato come fra Cancer da Mazara del Vallo. Egli fece molti miracoli durante la sua breve gioventù: tramutò l’acqua in vino aggiungendovi aromi e coloranti di origine cinese, moltiplicò i pani triplicando la quantità di lievito necessaria e allungando la farina con la calce, resuscitò un tizio di nome Lazzaro che si fingeva morto per non finire con le scarpe di cemento in fondo al mare (cosa che poi avvenne puntualmente, ma Cancer non lo sa). Insomma, aveva la stoffa del santo e lo sarebbe diventato se non fosse stato ancora vivo. Ciò gli fu fatale, in quanto Virgo Catena, ormai diventato Don Virgo, lo volle come suo collaboratore per riciclare danaro sporco. Infatti Cancer, convinto di star servendo Dio, faceva tutto ciò che Don Virgo gli ordinava, in buona fede. Don Virgo lo mandava invece a fare la questua dai suoi picciotti, che gli donavano i proventi del pizzo, delle estorsioni, delle corruzioni etc. che finiva così nel monastero. Cancer alla sera offriva i proventi della questua in sacrificio ad una statua di Budda che Don Virgo fece mettere al posto dell’altare e che, divinamente, il mattino dopo non c’erano più.
Cancer venne anche incaricato di stampare soldi falsi, grazie alla sua grande abilità di falsario e perito calligrafico, riproducendo anche la firma del Presidente della Banca d’Italia e del suo cassiere, che nessuno tranne i diretti interessati sono mai riusciti a decifrare.
Fu così che Cancer divenne uno dei migliori picciotti di Don Virgo, nonostante gli telefonasse a casa 15 volte al giorno, convinto di pregare.
Ma, un brutto giorno, Cancer venne chiamato dal Signore...no, non Dio...cioè sì, ma quello che lui credeva Dio, cioè Don Virgo. No, non morì, ma per lui fu esattamente la stessa cosa. Don Virgo infatti, in procinto di partire per Atene dove aveva un’importante missione da compiere, lo chiamò e lo insultò per la sua idiozia, per non essersi accorto del fatto che era una persona in carne ed ossa e non Dio e perché aveva commesso più peccati lui in due anni che non Maria Maddalena (altro nome di Natasha) in tutta una vita.
Cancer rimase come paralizzato, tutte le sue certezze erano ormai svanite, tentò il suicidio, ma la corda del saio non resse e cadde a terra sbattendo la testa. Al suo risveglio, credette di essere morto ma in realtà si ritrovò nell’anticamera dell’Inferno, ovvero l’ano di Ade. Spaventatissimo, cercò di tirarsi un pizzicotto per vedere se riusciva a svegliarsi ma, non riuscendoci, chiese ad un’anima che passava di là di tirargli un pugno. L’anima, che era destinata al girone dei lussuriosi, invece di colpirlo gli infilò un dito in culo e così, per magia, Cancer si ritrovò nuovamente nel mondo dei vivi, con una tecnica di combattimento bell’e pronta senza aver mai studiato. Don Virgo, commosso da tale ardore, decise di portarlo con sé ad Atene, raccomandandolo poi al suo nemico Arlessandro Sacerdote affinché lo assumesse al suo servizio. In realtà Cancer rimase sempre fedele a Don Virgo, che continuava a vedere come il Signore, anche contro le indicazioni di Arles Sacerdote.
Negli anni Cancer si distinse per essere il miglior picciotto di Don Virgo, impareggiabile come tecnica (estorsiva) e devozione, infatti continuava a chiamare Don Virgo anche alla sesta casa per pregare. Solo che stavolta Don Virgo aveva imparato ad inserire la segreteria telefonica con la sua voce che recitava la Bibbia del perfetto mafioso, così che Cancer la imparò a memoria senza studiare, ancora una volta. I soliti raccomandati di merda!
Le nostre fonti non ci riferiscono se Cancer si sia mai fatto Natasha, ma crediamo di sì visto che Natasha si è fatta chiunque tranne Scorpio, ma ipotizziamo che Cancer abbia giaciuto insieme a lei credendola Don Virgo e credendo l’atto sessuale una cerimonia mistica, ma dubitiamo Don Virgo lo sappia.
Dobbiamo precisare, in questa sede, che i colpi di Cancer sono in realtà due, distinti ma imparati nello stesso momento. Il primo è quello che usa contro Sirio, ovvero lo “strati di spirito”, dove Cancer minaccia l’avversario di abusare con il dito sporco del suo didietro, provocando uno shock anafilattico preventivo nell’avversario che si ritrova trasportato nella zona dell’ano di Ade. Il secondo è il “ditu int’ u culu”, che Cancer usa quando l’avversario non si lascia impressionare dalla sola mossa ed è allora costretto ad infilargli per davvero il dito sporco in culo, causando lo shock anafilattico di cui prima, con gli stessi effetti del primo colpo. In realtà non sappiamo come Sirio sia potuto tornare dalla zona dell’ano di Ade, perché Cancer ormai era morto e non poteva infilargli il dito in culo, ma pensiamo che Sirio si sia imbattuto in un’altra anima prava che, attirata dal suo aspetto da spermatozoo, lo abbia violato con il dito per farlo tornare sulla Terra.
Cancer, da bravo santo, è stato anche martire, riuscendo a morire addirittura due volte.
Una prima volta per mano di Sirio il Dragone, che lo sconfisse con una copia della “legge Brunetta” contro i fannulloni e i raccomandati, la seconda volta con un colpo di cazzo datogli da Mur dell’Ariete, che dai montoni aveva imparato a fare a testate anche con la testa del c...avete capito insomma.
 
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Shunrei89
view post Posted on 31/5/2010, 18:14     +1   -1




spassosissima nipotina :D grande!! XD XD
 
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katarn62
view post Posted on 31/5/2010, 22:46     +1   -1




oh ha ripreso bene^^
 
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view post Posted on 1/6/2010, 13:50     +1   -1
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Bravissima Dawnlight :D
 
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view post Posted on 1/6/2010, 19:45     +1   -1

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Ghghghg! In arrivo la storia di Leo...
 
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view post Posted on 17/6/2010, 13:52     +1   -1

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Siccome la storia di Leo è riassumibile in una sola riga, ovvero "leggetevi la biografia di Berlusconi che fate prima", ho deciso di dedicarmi ad altro...fa cagare, ma accattatevill' lo stesso!

I Cavalieri dello Zodiaco: le origini



Capitolo B1 (ovvero Bronzini 1): Storia del cavaliere vergine. No, non Virgo, uno dei bronzini a caso! Tranne Phoenix... Ok, lanciamo la moneta, testa, è la storia di Pegasus, croce è la storia di Crystal...toh, testa! D’altronde, parlando di un’emerita testa di cazzo non poteva uscire diversamente.

Dedicata a Sunight, affinché non cerchi di uccidermi perché ho trascurato i bronzini.

Intermezzo fra la storia dei cavalieri d’oro (che è la più interessante)...partiamo con la storia, quasi parallela, dei bronzini.
Pegasus del Cavallino a Dondolo nacque in un sobborgo non meglio precisato di Roma, e a questo si deve il suo accento mongoloide, che non è né romano né piemontese né lombardo. Infatti Pegasus parla in realtà una lingua tutta sua, come ammesso più volte da colui che gli da la voce, perché dovete sapere che in realtà Pegasus, già menomato mentalmente, nacque anche senza corde vocali.

Come dicevo (e come riportano dettagliatamente gli annali), Pegasus nacque sotto il segno del Cavallino a Dondolo, nel senso che la madre ebbe le doglie mentre preparava la stanza per il novello pargolo e Pegasus nacque scivolando sotto il Cavallino a Dondolo (maiuscolo) che gli lasciò una strisciata sul cranio, che, come vedremo, in realtà era andata ben più a fondo.

La madre, disperata, chiamò soccorso ma, essendo sordomuta e con -10/10 di vista (in pratica cieca), nessuno la sentì, così il bambino rimase senza respirare per circa 9 ore. Come diamine ha fatto a sopravvivere, vi chiederete voi. Semplice, vi dico io, le funzioni degli organi di Pegasus erano così limitate già da allora che praticamente non aveva bisogno di respirare! Ma questo lo scopriremo più avanti.

Dopo circa 9 ore tornò a casa il padre di Pegasus, completamente ubriaco, talmente tanto che, anziché menare la moglie come faceva di solito, menò il bambino appena nato, facendolo piangere e così respirare. Una volta rinsavito, l’uomo si strappò i capelli per la disperazione, vedendo cosa aveva fatto. La moglie cercava di consolarlo ma, siccome era sordomuta e cieca, non capiva cosa il marito dicesse. Credeva si fosse pentito di aver picchiato il figlio, ma in realtà era pentito di aver sposato la moglie, averla messa incinta e non averla costretta ad abortire prima. Mai pentimento fu più tardivo.

Il marito cercò di rimediare all’errore che aveva fatto provando ad annegare il piccolo Pegasus, che però non ne voleva sapere di morire. Dopo aver passato ore con la testa sotto l’acqua infatti, il bambino continuava tranquillamente a vivere e a respirare. Fu così, con grande dolore, che l’uomo apprese che non solo suo figlio era mentalmente menomato, muto e idiota, ma che era proprio un organismo anaerobico facoltativo che solo per caso era venuto fuori con forma vagamente umana, e scoreggiava pure.

Colpito da tale disgrazia che nemmeno le abbondantissime dosi di alcool, che già era solito assumente, riuscivano a lenire, l’uomo decise di suicidarsi. Ma nel farlo, visto che era troppo sobrio (l’ho sempre detto io che stare sobri fa male!), sbagliò mira quando cercò di tagliarsi le vene dei polsi e così si tagliò la carotide, morendo pochi minuti dopo. Per una volta in vita sua aveva fatto qualcosa di intelligente, ed aveva pure sbagliato.

Il piccolo Pegasus crebbe così un paio d’anni con la madre sordomuta e cieca, accudendola come meglio poteva (ovvero pessimamente), finché la donna non conobbe un uomo ipovedente (allora era in voga il “politically correct” e i termini “sordo” e “cieco” non si potevano più usare) che se la sposò e la mise incinta di una bambina.

L’uomo in realtà era stato ingannato dall’unico senso che aveva più sviluppato degli altri, l’udito, ovvero credeva di aver conosciuto una donna che finalmente stesse zitta, cosa assai rara a quei tempi (ma anche oggi), e decise di non farsela scappare. L’uomo purtroppo si rese conto troppo tardi che la madre di Pegasus aveva un altro figlio messo peggio della madre, così, senza che la donna se ne accorgesse, lo abbandonò avvolto in un pannolone lasciato per strada dagli eredi di un vecchio che era morto di recente, immerso nell’urina.

Pegasus ovviamente non morì, venne così raccattato il giorno dopo dai netturbini, attirati dalla puzza d’urina (i vecchi prostatici sono mefitici) che sentivano provenire dal pannolone.
Il piccolo Pegasus venne così allevato da uno di questi netturbini che, fedele al disegno del destino, riempì di botte il piccolo Pegasus, rincoglionendolo ulteriormente e riducendo ai minimi termini il suo quoziente intellettivo.

Un giorno uno scienziato pazzo incontrò Pegasus per strada e, vedendo che era intelligente (era pazzo, abbiate pazienza!), decise di operarlo e dargli la possibilità di parlare. Lo scienziato pazzo rapì Pegasus per un paio di giorni e gli impiantò delle corde vocali prese da cadaveri del profondo nord, mischiandole con alcune prese da Roma e dintorni. Al suo risveglio, Pegasus cominciò a parlare, facendo così capire allo scienziato pazzo di aver fatto un grosso errore.

Per fortuna lo scienziato non cercò di uccidere la sua creatura mostruosa, ma fece spallucce e disse “vabbè, un altro esperimento venuto male!” e se ne andò da Roma per continuare gli esperimenti sulle sue orride creature mostruose del nord che egli chiamava “leghisti” e che purtroppo ancora oggi invadono le nostre regioni. Tutto questo perché lo scienziato non li aveva ammazzati quando aveva visto l’esperimento fallire...

Pegasus, felice e contento, tornò a casa dal suo amato patrigno che, sentendolo parlare, lo menò fino a farlo svenire. Ma Pegasus, che ormai c’era abituato, si riprese presto e continuò a parlare per ore e ore, vagheggiando di scaloppine e amatriciana.

Visto che il patrigno non riusciva più a sopportarlo, gli comprò un biglietto di sola andata per Nuova Luxor, dicendogli “speriamo ti scambino per un animale raro così ti ammazzano, giapponesi della minchia!”. Il patrigno di Pegasus era infatti un vecchio reduce americano della seconda guerra mondiale.

Pegasus arrivò così a Nuova Luxor, dove venne notato subito da un talent scout che lo voleva, appunto, vendere ad un ristorante come animale raro. Ma il talent scout fu battuto sul tempo dal sottosegretario di una tale Lady Isabel, che gli disse “e no cacchio, la carne da macello serve a noi!”. E fu così segnato il destino di Pegasus: fare la carne da macello insieme ad altri 3 sfigati come lui.

Pegasus fu così addestrato, un po’ come si rimpinzano i maiali, facendolo giocare tutto il giorno e facendolo litigare con gli altri ragazzini, in modo che imparasse a difendersi per istinto. Purtroppo gli organismi anaerobici facoltativi non hanno istinto, quindi Pegasus si difendeva di merda, finché un giorno qualcosa non scattò nella sua menomata massa cerebrale. Successe infatti che qualcuno disse “adesso ti faccio il culo” e Pegasus inziò a sbavare e a sentire la parola rimbombargli in testa, cosicché menò il bambino con grande ardore, mandandolo all’ospedale.

Il sottosegretario finalmente vide che Pegasus era pronto per i progetti di Lady Isabel, che avevano subito dei rallentamenti in quanto gli altri sfigati erano pronti già da 10 anni, mentre Pegasus ancora giocava con le macchinine.
Il resto della storia è noto, e a voi lascio il seguito...






 
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18 replies since 17/9/2009, 00:06   428 views
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